Milano eclettica

Negli anni intercorsi tra le due guerre e con l’emergere della borghesia imprenditoriale, gli architetti a Milano si divertirono dando vita ad un nuovo stile definito “eclettico”.

Un’etichetta con la quale si tenta di definire un linguaggio architettonico che definisce uno stile nato dalla mescolanza, sicuramente non convenzionale, di elementi decorativi di diversi movimenti e correnti sia storiche, classiche oltre che floreali ed esotiche.

In questo periodo le facciate dei palazzi milanesi si riempiono di figure bizzarre e gli architetti spaziano con grande libertà e godimento personale tra citazioni medioevali, classicheggianti e liberty in un melting pot di epoche e di culture diverse finché il committente lo permetteva.

Un esempio a Milano è la Cà dell’Oreggia che significa “casa dell’orecchio” in riferimento al citofono in bronzo fuso sistemato a fianco del portone d’ingresso in Via Gabrio Serbelloni 10.

Per realizzarlo venne chiamato lo scultore Adolf Wildt, non a caso specializzato in padiglioni auricolari, ma da un’idea dell’architetto Aldo Andreani che è stato il progettista del palazzo.

Ovviamente il bronzeo orecchio suscitò il nascere di numerose storielle popolari.

L’aneddoto più carino racconta che avvicinando le labbra e bisbigliando un desiderio senza farsi notare troppo, questo sembra che si avveri.

Una strana proprietà magica che l’orecchio avrebbe acquisito solo dopo aver cessato di svolgere la funzione per la quale era stato inventato, quello di campanello-citofono comunicante con la portineria di casa Sola-Busca.

Uno dei primissimi in città e per questo considerato una vera e propria diavoleria!

Oppure ricordiamo che a inizio secolo, un ricco imprenditore milanese, Ermenegildo Castiglioni chiese ad uno degli architetti più in voga del momento, Giuseppe Sommaruga, di progettare la propria residenza nel centro di Milano in Corso Venezia 47.

Il committente voleva un palazzo diverso dal solito, che in effetti divenne una volta ultimato il “manifesto” dell’Art Nouveau milanese.

Il palazzo fu realizzato con bugnato grezzo per riprendere gli elementi naturalistici tipici del nuovo stile e con un’infinità di altre decorazioni in stucco, ma l’elemento decorativo per eccellenza erano due sculture femminili semisvestite sopra il portale della facciata, opera di Ernesto Bazzaro.

Ovviamente quest’opera, nel contesto di una delle vie più aristocratiche della città suscitò un vero e proprio scandalo, tanto che il palazzo dalla gente fu identificato con il soprannome la “Cà de Ciapp”, la casa delle chiappe!

Dalla disperazione, nel 1914 le procaci signore vennero rimosse e spostate a villa Romeo Faccanoni, in zona  Fiera, anch’essa progettata dal Sommaruga, dove oggi stanno in bella mostra sul lato destro che guarda il giardino della facciata laterale della cattolicissima clinica Columbus , in via Michelangelo Buonarroti 48, una sorta di burla del destino.

Le due audaci statue con le chiappe al vento, simboleggiano la Pace e l’Industria si possono ammirare entrando nel grazioso parco, dove ci si può stupire anche da altre delizie liberty come farfalle, api e altri fregi in ferro battuto che decorano lampioni e ringhiere.

Non ci resta che identificare questo stile visionario e spregiudicato che possiamo incontrare spesso nei caratteristici palazzi milanesi.

 

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