A tavola con Caterina de’ Medici

Alcune persone l’hanno chiamata la Regina Madre, per aver messo al mondo tante teste coronate, altri i più critici la Regina Nera, non solo per il suo lutto dopo la prematura vedovanza.

Caterina de’ Medici, pronipote di Lorenzo il Magnifico, le sono stati attribuiti vizi di tutti i tipi, superstiziosa, assetata di potere, avvelenatrice e via dicendo, ma al di là del gran dibattito su di lei, l’aggettivo che meglio le si adatta è senz’altro quello di “buongustaia”.

Una nobildonna gourmet, che da quando da Firenze, città natale, arriva a quattordici anni in Francia per impalmare il futuro re, di fatto “educa” la corte di Parigi a quello che oggi chiameremmo il Made in Italy.

Il suo non è un matrimonio d’amore. Lei non è bellissima né nobilissima, è piccolina, tonda e con gli occhi un po’ da ranocchio tipico della famiglia de’ Medici e veniva identificata come la “grassa bottegaia”.

Per i primi dieci anni non riesce ad avere figli e suo marito ha un’amante stupenda, Diana di Poitiers.

Però Caterina ha altre frecce al suo arco è intelligente, colta, soprattutto è quello che oggi definiremmo una “trend setter”. Arriva a corte con cuochi e pasticcieri fiorentini, toscani e siciliani che faranno scuola. È una curiosa del gusto, sa che sedersi a tavola non vuol dire solo riempirsi lo stomaco, ma circondarsi di cose belle. Insegna ai francesi a usare la forchetta, profuma le tovaglie damascate con trifoglio e meliloto, introduce il tovagliolo, fa cambiare i piatti tra una portata e l’altra, suddivide il servizio dolce dal servizio salato. Non sono cose che ha inventato lei, certo, ma le ha rese quotidianità.

C’è poi qualcosa di profondamente sentimentale nel fatto che la giovane “italiana all’estero” cerchi di ritrovare nel piatto i sapori di casa e gradisca tanto le verdure, dall’amatissimo carciofo a quelle che considerava salutari e perfino afrodisiache, come lo scalogno, i piselli, i fagioli, condite magari con l’olio delle colline toscane. Ciò che per certo lei non può sapere, facendo assaggiare ai cortigiani sempre più conquistati delizie particolari come sorbetti o crespelle, è che alle ricette che lei importerà in Francia sarà riservato un buffo destino. Piaceranno così tanto che i cuochi francesi le faranno proprie, al punto che oggi pensiamo tutti che siano originarie della Francia!

Dal papero al melarancio che diventerà canard à l’orange alla toscanissima zuppa di cipolle che chiameranno soupe à l’oignon, fino alla salsa colla, ribattezzata besciamella, si realizza un corto circuito culturale di cui Caterina sarà protagonista anche in tanti aspetti della vita quotidiana, come ad esempio, per cavalcare comoda senza dare scandalo, introdurrà l’uso dei calzoncini lunghi da portare sotto la gonna, o per ovviare alla sua bassa statura si farà confezionare scarpine alte dagli artigiani fiorentini, o ancora commissionerà al suo profumiere Renato Bianchi, che diventerà Mastro René per i francesi, delicate essenze di giaggiolo, iris per i francesi, che altro non è se non il bellissimo giglio di Firenze!

Caterina de’ Medici ha educato la corte allo stile, all’estro e al gusto italiano, ecco da dove ha origine la raffinatezza francese.

Approfondimenti: La cucina italiana

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