Le origini di Unconventional Tour

Unconventional Tour è un progetto di antiche, solide radici. La storia comincia con Agostino Bonetti, classe 1892, un Esploratore con la E maiuscola.
A lui, alla sua Africa, alla sua voglia di scoprire noi tutti ci ispiriamo.

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Appunti di viaggio: mio nonno Agostino

Nonno_Agostino_023(da un’intervista di Enrico Maria Bonetti a suo padre Italo Cesare Bonetti)
…Il nonno nasce a Mazzano (Bs) il 12 luglio 1892 da una famiglia benestante i cui redditi derivano dal possesso di una proprietà terriera affidata all’interessato controllo di un fattore che approfitta ampiamente della completa distrazione del proprietario, assorbito nei propri interessi intellettuali.
All’accurata questione dei beni familiari provvede, per quanto le compete, anche l’amata consorte del bisnonno, anch’essa assorbita nel concepire e sfornare ben 9 figli e, nei ritagli di tempo, a scrivere e pubblicare a sue spese orribili poesie di stampo epico e “patriottardo”. La rovina della famiglia giunge a rapide tappe e costringe i figli più grandi a darsi da fare.
Papà, veniamo al nonno!?
Nonno Agostino viene inserito , a spese di un parente benestante, nell’Accademia Navale di Livorno dove consegue l’attestato di Radiotelegrafista che gli permette a 18/19 anni di sbarcare in Somalia (allora colonia italiana) per esercitare per conto dello Stato il servizio inerente la propria specializzazione.
Ma Perché in Africa e non in Italia?
Nell’ordine due sono le motivazioni:
1) Allontanarsi dalla famiglia di origine, ormai allo sbando ed alla quale, stando lontano e con un lavoro, poteva essere d’aiuto.
2) Nonno Agostino era dotato di forte curiosità e spirito di avventura, si è sempre alimentato di letture di ogni tipo, alle quali si è sempre dedicato e che hanno contribuito a fare di lui un amante dello scrivere e, successivamente, un giornalista.
Secondo te,cosa ha significato per lui viaggiare, o meglio Esplorare?
Per lui, dai manoscritti e immagini lasciate, il senso del viaggio stava nel fermarsi ad ascoltare chiunque avesse una storia da raccontare…..infatti dal suo periodo in Somalia (1911/1914) ci restano i suoi diari e articoli con la minuziosa descrizione della sua vita di lavoro e di relazione con la popolazione locale alla quale si sente in breve tempo di appartenere.
Insomma una sorta di “Mal d’Africa”?
Esattamente! Infatti si mette ad insegnare l’igiene soprattutto ai bambini, aiuta a realizzare piccoli Ospedali da campo dove insegna a curare e disinfettare le ferite, insegna e somministra il chinino per la cura della malaria, partecipa perché invitato alle feste religiose mussulmane, coltiva e ottiene ottime relazioni con le popolazioni autoctone.


Nonno Agostino un ottimo P.R.?

Si, per lui fare il giornalista da giovane significava imparare a guardare le cose, cercando di descriverle così com’erano e nel modo migliore.
Insomma rispettando l’ambiente, gli usi e costumi del luogo, non essere invasivo, ma curioso?
Esattamente. Pensa che si era comprato un mulo, unico mezzo di trasporto di quei luoghi e a cavallo del quale ha potuto compiere esplorazioni all’interno del Paese, lungo i pochi fiumi locali.
Riesce ad allevare un cucciolo di leopardo e due grossi struzzi (Taddeo e Veneranda). Nei suoi diari, ormai purtroppo illeggibili, emerge una particolare attenzione dei costumi delle popolazioni locali e del loro modo di vivere.
Hai un esempio?
Si, la descrizione di una festa araba, in cui si sofferma nel descrivere una danza particolarmente maliziosa esibita dalle donne locali e nelle risate compiacenti dei vari mariti, ai quali commenta il nonno è completamente ignota la gelosia.


Descrivimi il carattere del nonno..?

Il nonno aveva un carattere aperto, cordiale, era un giovane prestante e di bell’aspetto, ma soprattutto bendisposto verso gli altri, creava subito empatia. Una sua caratteristica era la “curiosità”, era ansioso di imparare. Pensa che per meglio integrarsi apprende la lingua locale e realizza un sommario dizionario italo/somalo.
Insomma per concludere, viaggiare significa arrivar giovani all’età matura?
Si, concludo con un proverbio moresco che recita: “Chi non viaggia non conosce il valore degli uomini.”
EMB

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